Sabato 10 marzo dalle ore 21, al teatro Villa dei Leoni di Mira, andrà in scena il penultimo appuntamento con la rassegna "Il teatro fa centro". Ovvero il punto di vista originalissimo di Patricia Zanco, che scalderà la platea con il suo "Macbeth?". «Voglio fare Macbeth! Mi spavento del mio desiderio, al punto di farlo davvero»: così esordisce Patricia Zanco nell’illustrare al pubblico il suo Cawdor. «Macbeth qui è interpretato da una donna e trascende il genere, in "Macbeth?" si dà al prode guerriero l’altra parte, quella femminile e viceversa con Lady Macbeth. Macbeth non è malvagio perché ha paura, è un uomo spaventato che non distingue il vero dal falso e la verità qui perde la sua presa sulla realtà e questa rivela un aspetto corrotto, inafferrabile. C’è solo l'essere fuori fuoco, come la mente dei protagonisti, l'essere senza colore, come l'animo o come i luoghi, l'essere sfuggente e sempre in movimento, come i corpi. E c'è il contrasto luce/ombra come la lotta dilaniante interna degli eroi in scena. Alla fine, cinema e teatro diventano due poetiche dello stesso dramma». Si delinea così una riflessione che attraversa tutte le sfumature della femminilità: «Il fatto di scrivere un Macbeth per tre donne, ha preso il sopravvento su ogni altra precedente considerazione, e la scrittura ha preso una strada del tutto diversa, e non meno interessante. Che cosa sia uomo (maschio) e cosa femmina; lo spazio indefinito aperto dalla dicotomia e quanto conti, in esso, il voler essere. Nel testo, in questo senso, c’è molto. Le streghe, di cui Banquo dice: dovreste esser donne, ma le vostre barbe mi impediscono di credervi tali. Lei, Lady Macbeth, che è donna, e, anche se non dice da nessuna parte di voler essere un uomo, di certo non vorrebbe esser femmina: Unsex me here. Unsex: toglimi il sesso, ovvero: toglimi tutta la dolcezza, la pietà, l’empatia e, in definitiva, tutto ciò che si possa considerare virtù squisitamente femminile. E il re scozzese, Macbeth, efficiente e spietato (senza pensiero) in guerra, che poi, di fronte a un assassinio solo pensato, crolla. Vorrebbe – che porta sempre con sé anche un dovrebbe - essere uomo (maschio), e dunque forte, coraggioso, risoluto, ma non ci riesce». I crolli del maschile in Shakespeare, secondo Zanco, sono sempre determinati dallo scontro fra realtà e realtà immaginata. E allora Macbeth diventa quel padre di popoli che non è, sia perché non ha diritto al trono sia perché non ha figli, ma è stato avvertito che non genererà una stirpe di sovrani e Banquo “padre di re” diventa dunque minaccia e fonte di odio. Cosa significa oggi analizzare quel “cortocircuito di ruoli” che sono diventate le coppie, i singoli e i singoli nella società? E focalizzare la lente di ingrandimento sui lati oscuri di un femminile che, invadendo lo spazio scenico, chiedono a gran voce di essere indagati?
Biglietti in prevendita su arteven.it e vivaticket.it, vendita biglietti al teatro il giorno prima dello spettacolo (ore 17-19) e la sera stessa dell'evento, dalle ore 20. Prenotazioni: 334 1104633.
Ultimo appuntamento con "Il teatro fa centro" venerdì 23 marzo quando Paolo Calabresi si calerà accanto alla musicista Violetta Zironi nel reading "Lolita" per voce e strumenti musicali.
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