I capilista del MoVimento 5 Stelle per la quota proporzionale nell'area metropolitana di Venezia, i miresi Alvise Maniero e Orietta Vanin, intervengono al riguardo della notizia dell'arresto di un 53enne straniero per maltrattamenti reiterati nei confronti della moglie e dei figli. «Il diritto a non essere vittime di torture fisiche e psicologiche - dicono l'ex sindaco e l'ex assessora - non va solo affermato a parole, ma va difeso e sostanziato coi fatti. Se tanto ci siamo impegnati nei cinque anni di amministrazione a Mira per garantire supporto legale e psicologico gratuito alle vittime di violenza e non solo, tramite il punto d'ascolto dello Sportello Donna ed il protocollo col pronto soccorso dell'ospedale di Dolo, è stato proprio per prevenire orrori come quello reso noto oggi, l'ennesimo in cui si arriva sempre troppo tardi". Orietta Vanin, l'assessora che nella giunta di Alvise Maniero aveva personalmente attivato questo progetto assieme ad un gruppo di professioniste volontarie, ricorda la gravità della situazione rappresentata anche dai numeri di accessi al servizio: «Decine di donne, un giorno dopo l'altro, hanno trovato il coraggio di raggiungerci ed iniziare un percorso che prima ancora di riscatto contro la violenza è spesso di rivendicazione della propria dignità, del rispetto per noi stesse, la prima cosa di cui chi commette questi abusi vuole privarci.
Spesso a fare la differenza è, molto prima dell'azione legale o della denuncia alle forze dell'ordine, poter incontrare altre persone che ascoltino, che accolgano, che capiscano. E che facendo questo spezzino quella catena fatta di dolore silenzioso, di autocensura, di negazione». Amare anche le parole dell'ex sindaco Alvise Maniero, deluso che tale servizio non sia stato attivato anche dalla nuova amministrazione, nonostante gli sproni del M5S: «Sappiamo bene che ogni cosa richiede del tempo. Mira però è ormai da oltre 7 mesi senza i servizi antiviolenza dello Sportello Donna. Grazie a delle meravigliose volontarie, abbiamo garantito per anni che le persone prigioniere di queste condizioni avessero una possibilità di trovare ascolto, e da quello una via di uscita. Quando i nostri consiglieri, tramite una interpellanza ormai di mesi fa, hanno chiesto lumi alla nuova amministrazione, hanno ricevuto la risposta desolantemente vaga ed assente che abbiamo reso nota, e che tutt'ora resta senza alcun seguito concreto. Non sapremo mai se un punto d'ascolto avrebbe potuto risparmiare a questa donna ed ai suoi figli almeno un po' di quello che hanno subito, ma siamo tutti certi che perseverare a privarne le persone più vulnerabili è ingiustificabile. Preghiamo, di nuovo, l'amministrazione di attivarsi subito, in un ambito che va al di sopra ed oltre ogni colore politico».
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