Da ieri mattina sono in corso lavori al cogeneratore di Giare, per costruire la rete di teleriscaldamento. Sono infatti ben evidenti anche dall’esterno le tubature appena posate per il trasporto dell’acqua calda: um fatto molto grave per il comitato Opzione Zero, che chiama direttamente in causa l’amministrazione comunale mirese. «I lavori in corso all’impianto di Giare dimostrano in modo palese che avevamo ragione noi quando abbiamo denunciato che il bruciatore era privo delle strutture per il recupero del calore, e che dunque si trattava di un chiaro esempio di impianto abusivo e speculativo finalizzato a sfruttare gli incentivi per la produzione di energia elettrica da biomassa. C’erano i presupposti per smantellare definitivamente questo impianto vecchio e inquinante, ma l’amministrazione comunale ha preferito tergiversare», si legge in una nota del comitato. Opzione Zero aveva trasmesso un dossier all’amministrazione comunale di Mira nell’ottobre 2017 nel quale si spiegavano i motivi per i quali la struttura era da considerarsi fuori norma, in particolare per il fatto che l’impianto di teleriscaldamento per il recupero dell’energia termica non era mai stato realizzato.
Ma proprio il recupero del calore prodotto costituiva presupposto obbligatorio per poter installare un impianto di co-generazione in zona agricola tramite dichiarazione di inizio attività (DIA), una procedura estremamente agevolata. La certezza della mancata fornitura di acqua calda alle case e alle attività produttive circostanti era stata testimoniata anche dai proprietari degli edifici medesimi, i quali mediante autocertificazione avevano dichiarato di scaldarsi con impianti autonomi. Tutta la vicenda era poi stata portata in consiglio comunale con una mozione della consigliera Lavinia Vivian del gruppo Mira in Comune, approvata all’unanimità: la mozione impegnava l’amministrazione ad attivarsi concretamente per risolvere il problema. Seguiva poco dopo un’ordinanza del Comune che imponeva la chiusura dell’impianto, ma solo per anomalie riscontrate rispetto al tipo di combustibile utilizzato e alla mancanza del certificato di prevenzione incendi. Ritenendo questa ordinanza temporanea e non sufficientemente motivata, quindi non funzionale allo smantellamento dell’impianto, il comitato Opzione Zero lo scorso aprile aveva diffidato ufficialmente il Comune affinché svolgesse un’ispezione e si assumesse finalmente la responsabilità di mettere la parola fine a questa vicenda.
«Nonostante ripetuti solleciti dei nostri legali, abbiamo ricevuto risposta ufficiale alla diffida solo il 7 novembre scorso, a distanza di quasi 8 mesi», denunciano dal Comitato. «Nella missiva, il dirigente del settore Governo del Territorio scrive di aver chiesto all'impresa alcuni chiarimenti in merito al problema del mancato recupero del calore già nel mese di maggio. Fatalità, proprio ieri la stessa azienda ha avviato la posa delle tubature del circuito di teleriscaldamento che andrà a riscaldare un vicino magazzino vuoto e inutilizzato, in disponibilità dello stesso gestore del cogeneratore. Siamo stanchi di essere presi in giro: abbiamo dato mandato agli avvocati per verificare se ci siano gli estremi per il reato di abuso di ufficio a carico dei responsabili del Comune. Mentre per quanto riguarda l’impianto siamo pronti ad entrare in azione per impedire con tutti i mezzi a disposizione la messa in funzione».
Nessun commento:
Posta un commento